La guazza di San Giovanni ci fa assaporare ancora quel rito benefico che favorisce la salute e il benessere per tutto l’anno. Non sappiamo se è così per davvero, ma ci piace pensare che prendere la guazza – l’acqua- di San Giovanni ci porti bene e che tenga lontane anche le tignole e le tarme dai nostri panni (come dice il proverbio d’altra parte: S’ t’ vù che ai tu pénn al tignol a n’ dega dan fai ciapé la guazza ad San Zvan – se vuoi preservare dalle tignole i tuoi panni fagli prendere la guazza di San Giovanni)

Le tradizioni hanno come fondamento principale due elementi: il calendario e le usanze. Molti secoli di lavoro sono stati necessari agli uomini per abbinare i cicli naturali a giorni, settimane, mesi e anni: per creare il calendario, insomma.

Seimila modi di parlarsi tra gli uomini del mondo sono ancora il mistero più grande che affascina il pensiero.

Le usanze sono segni, gesti, parole, riti, ricordi e dimenticanze, errori e perfezioni, purezze e contaminazioni, cibi e bevande legati ai territori con confini non segnati o riconosciuti dalle istituzioni. Solstizio di estate, la notte più breve dell’anno. Notte fuori dal tempo. Il sole comincia la discesa, cambia direzione.

Il sole gira: concerne una realtà di ordine iniziatico. Si tratta di una “conoscenza tradizionale”. Nel nuovo secolo il filo di seta della memoria e delle nostre semplici conoscenze vi propone questa riflessione in previsione di una serata “magica”, quella di San Giovanni (23 giugno), che segna il passaggio dalla primavera all’estate.


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