La Giàna ad Budini, emigrata oltre quarant’anni fa per fare l’insegnante in Sardegna (che allora era nota solo come terra di pastori e di briganti) ripete ormai da sola, a sé stessa, la domanda che ci facevano i nostri vecchi, in segno di affettuosa sollecitudine. Si risponde elencando gli aspetti delle nostre campagne nel tempo di passaggio fra l’inverno e la “buona stagione”. Era il tempo dei lumi a marzo, quando il nonno Filizi, seguito da una torma di bambini cantilenanti, percorreva tutti i confini della possessione nel buio di “prima sera”, impugnando e innalzando un forcale che reggeva sarmenti incendiati:

“Lóm a mêrz, lóm a mêrz / ogni spiga fèza un bêrch, / un bêrch, un barcaröl / ogni spiga un quartaröl, / un bêrch, ôna barchetta,/ ogni spiga ôna maletta

LumiDiMarzo2015

 

Sa t’amancal tabaca?

Tot cuel ch’ um van d’arspondar, e i pe pec, um manca sempar pio…

e l segn dl’avciaja? che viughe par i viul a fen dl’inveran.

I fumeva i scul a la matena prest…

L’argor dla stala u m ciapa incora in gola: l’e mimoria ad ca nostra!

Um manca al sevi ad spen in t’la fiurida: al cureva long al riv int un vol ad neva bianca a ogni limpe ad vindsen.

A m sogn incora, e um dispis ch’u n i sia pio, segn de prugres d’j arzmant e dla campagna, a m sogn e spen marug che sona,

sbaciuclin spinduglon sora e fos grand.

A merz e scol l’era tota una fola: al violi, vargugnosi ad su natura a n staseva pio in se…

Al s-ciupeva toti int’na volta a corar zo pr e’ fos a spices int l’acua cera de Spaduler

E pu u m’amanca… al radiceli ad fabrer, colti int e’cavdel ad Maruchen… I prem radecc scruclent chi rumpeva i cudal dur, igiazej, i nostar strid ad burdeli par la Viaza!

Oh um n’amanca di cuel!

Um n’amanca!

Mo pio ad tot la mi zenta, la nostra ciacareda: e prem capi dla mi vita!

Ogni tant la m’arivm’ariva incora, int la mi testa, e me…a j arspond.

 

Se non sei un romagnolo DOC e non capisci il dialetto romagnolo, ecco la nostra traduzione!

Cosa ti manca bambina?

Tutto quel che mi viene da rispondere, e sembrano piccolezze, mi manca sempre più… è segno della vecchiaia?

quel vagare per i viottoli alla fine dell’inverno. Vaporavano i canali di prima mattina… Il sentore della stalla mi prende

ancora alla gola: è memoria di casa nostra!

Mi mancano le siepi di spino in fioritura: correvano lungo le sponde in un volo di neve bianca ad ogni folata di brezza.

Sogno ancora, e mi dispiace che non ci sia più, segno del progresso degli attrezzi e della campagna, sogno la marruca che suona,

campanellini penduli sopra il fossato grande.

A marzo lo scolo era tutta una favola: le viole, timide per natura non stavano più in sé…

Sbocciavano tutte insieme a correre giù per il fosso a specchiarsi nell’acqua chiara dello Spadolaro.

E poi mi mancano… le radichelle di febbraio, raccolte nella cavedagna di Maruchèn …

I primi radicchi croccanti che rompevano le zolle dure, ghiacciate, Oh me ne mancano di cose!

Me ne mancano!

Ma più di tutto la mia gente, la nostra lingua: il primo comprendere della mia vita!

Ogni tanto mi giunge ancora, nella mia mente,

e io …le rispondo. i nostri strilli di bambine per la Viaccia!

 

dai ricordi di Vanda Budini.

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